Fonte essenziale di vita per ogni essere vivente, l’acqua è alla base della piramide alimentare in quanto influisce in modo determinante sulla nostra salute.
Purtroppo oggi la sua qualità è spesso scadente, soprattutto l’acqua che viene venduta nelle bottiglie di plastica.
Da qualche tempo è noto che l’esposizione delle bottiglie di plastica al sole e alle alte temperature produce deterioramento della plastica (1). Da studi recenti si è altresì compreso che a prescindere dalla conservazione, la plastica perde comunque micro frammenti sia dalla bottiglia che dal tappo (2).
Il problema è dunque molto più grande di quanto si possa immaginare.
Acqua e plastica
Facendo una semplice ricerca su piattaforme prestigiose per pubblicazioni di studi e ricerche, ci si rende conto di quanto questo fenomeno sia impattante sull’ambiente e sulla nostra salute.
I primi studi sulle microplastiche nelle acque sono iniziati intorno al 2006, aumentando esponenzialmente di anno in anno, ed arrivando a oltre 8000 pubblicazioni alla fine del 2023.
Le ricerche specifiche sulle microplastiche nell’acqua potabile presente nelle bottiglie sono 57 dal 2017 ad oggi.
Per citare alcune di quelle che hanno fatto più discutere, ricordiamo quella del 2018 condotta dall’Università di Vienna che ha dimostrato la presenza di microplastiche nel 100% delle feci umane analizzate. Negli anni a seguire sono stati pubblicati innumerevoli altri studi a conferma (3).
Nel 2019 una indagine dell’Università del Newcastle in Australia ha calcolato che una persona può arrivare ad ingerire anche 5 grammi di plastica a settimana (4).
Recentissimo uno studio americano che, attraverso tecniche e strumentazioni all’avanguardia, ha rilevato un totale di ben 370.000 micro particelle di plastica in un solo litro di acqua: un valore molto più alto di quello precedentemente stimato (5).
Nano – plastiche
A preoccupare di più sono le nano-plastiche, ovvero microplastiche così piccole di dimensioni (inferiori ad 1 micron) in grado di raggiungere organi vitali, attraversare le membrane cellulari, penetrando quindi all’interno della cellula stessa.
È dimostrato che le nano-plastiche passano le barriere biologiche, compresa quella ematoencefalica, con possibili conseguenze come: disturbi neurologici, infiammazione e malattie neurodegenerative (6).
E’ stato rilevato il passaggio di queste particelle sia nel latte materno, che attraverso la barriera placentare, con possibili alterazioni sullo sviluppo fetale (7).
La plastica dunque è entrata prepotentemente nella nostra vita, invadendo l’intero pianeta fino ad infiltrarsi nel nostro corpo a livello cellulare.
Pur rimanendo indubbiamente impressionati, ci auguriamo che queste evidenze siano di stimolo per perseguire un reale cambiamento.
Il cambiamento però ricordiamoci che inizia sempre dal basso; non aspettiamoci che siano le istituzioni a trovare un rimedio.
Non ci saranno infatti scelte politiche volte a migliorare questa drammatica situazione.
Come è accaduto per alcuni diserbanti e pesticidi, tutt’oggi ancora permessi nonostante le evidenze sulla loro tossicità, così da anni sappiamo che la plastica dovrebbe essere dismessa, ma nulla in concreto è stato fatto se non un gran parlare.
Dopotutto già sappiamo che la scienza e la ricerca che studia a favore dell’uomo, della sua salute e della vita del pianeta in generale, non viaggia mai parallela alle scelte politiche che perseguono ben altri obiettivi.
Il potere del consumo consapevole
In sintesi, non smetteranno di imbottigliare l’acqua nella plastica fin tanto che noi la compreremo!
Le nostre scelte oggi devono essere necessariamente più consapevoli e soprattutto concrete, impegnandoci a diminuire l’uso di tutta la plastica alimentare e non.
Occorre essere consapevoli che, mentre da una parte le aziende alimentari tentano di manipolare le nostre scelte attraverso la pubblicità, dall’altra è il consumatore stesso che ha la facoltà di influenzare le aziende stesse attraverso le sue preferenze di acquisto.
È già successo, ad esempio, con alcuni cibi industriali che contenevano olio di palma: pur non essendo mai stato vietato, molte industrie alimentari hanno dovuto sostituirlo con grassi alternativi in conseguenza della drastica diminuzione della vendita dei prodotti che lo contenevano.
Abbiamo un grande potere, probabilmente più grande di quello che immaginiamo.
Usiamolo, per proteggere noi stessi, le generazioni future e la salute del pianeta.
Francesca Taricco
Biologa nutrizionista
Note:
per chi volesse approfondire l’argomento in modo semplice, si rilascia il link a un documento di sintesi circa i rischi per la salute derivanti dall’esposizione alla plastica.
Doc. informativo ISDE
https://www.isde.it/wp-content/uploads/2023/09/doc_plastica_DEF.pdf
Bibliografia:
1 – Anal Chim Acta 15 Mar 2022.
Lin PY et. al
2 – Water Research 1 Dec 2019
Does mechanical stress cause microplastic release from plastic water bottles?
Anna Winkler et. al
3 – Ann Intern Med 2019 Oct 1;
Detection of Various Microplastics in Human Stool: A Prospective Case Series
Philipp Schwabl et. al
4 – J Hazard Mater 15 feb 2021
Estimation of the mass of microplastics ingested – A pivotal first step towards human health risk assessment
Kala Senathirajah et. al
5 – Proc Natl Acad Sci U S A 16 Jan 2024
Rapid single-particle chemical imaging of nanoplastics by SRS microscopy
Naixin Qian et. al
6 – Nanomaterials (Basel) 19 Apr 2023
Micro- and Nanoplastics Breach the Blood-Brain Barrier (BBB): Biomolecular Corona’s Role Revealed
Verena Kopatz et. Al
7 – Environ Int 2021 Jan
Plasticenta: First evidence of microplastics in human placenta
Antonio Ragusa et. al