Inquinamento elettromagnetico: elettrotossicologia e determinanti di salute

Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un massiccio e rapidissimo sviluppo della tecnologia in genere e dell’ingegneria elettronica nello specifico. L’ubiquità delle sue applicazioni e la ‘stordente’ velocità del processo di diffusione e sviluppo, stanno avendo un impatto globale su quella che alcuni ricercatori definiscono  “civiltà elettrificata”.

Per definizione “l‘elettronica è la scienza e la tecnica concernente l’emissione e la propagazione degli elettroni nel vuoto o nella materia” (wikipedia).  In termini fisici gli esseri viventi sono fatti di vuoto e materia e la propagazione dei campi elettromagnetici attraverso di essi o l’interazione con essi è in grado di produrre inevitabilmente degli effetti fisici reali e rilevanti.

Negli ultimi anni sta fortunatamente emergendo una maggior attenzione nei confronti dei cosiddetti Determinanti di Salute: “fattori la cui presenza modifica in senso positivo o negativo lo stato di salute di un individuo e più estesamente, di una comunità o di una popolazione”. I Determinanti di Salute rappresentano uno dei temi principali del presente articolo insieme all’analisi degli effetti potenzialmente dannosi prodotti da quello che viene definito “elettrosmog”, che la moderna Tossicologia Ambientale definisce disturbi “elettrotossicologici”. Questi rappresentano indiscutibilmente dei preoccupanti determinanti di salute. Riteniamo assolutamente fondamentale sviluppare un approccio nuovo, ecosistemico, che analizzi con estrema attenzione tutti i fattori in grado di condizionare la salute, al fine di mettere in atto strategie “salutogeniche”, generatrici di salute.

 

Determinanti di salute e diritto ad un ambiente sano

 

Il 4 Novembre 2020 il Governo ha approvato il disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, così come previsto dall’art.47 della legge 23 luglio 2009, n.99, che prescrive che il Parlamento approvi ogni anno un’apposita normativa finalizzata a “rimuovere gli ostacoli regolatori, di carattere normativo e amministrativo, all’apertura dei mercati e a “promuovere lo sviluppo della concorrenza” e a “garantire la tutela dei consumatori” (comma 1). In aggiunta alla finalità sopra richiamata, l’art. 1 del disegno di legge approvato dal governo stabilisce che gli altri obiettivi dell’intervento normativo sono i seguenti:

 

  1. La promozione dello sviluppo della concorrenza
  2. Il rafforzamento della giustizia sociale
  3. Il miglioramento della qualità e dell’efficienza dei servizi pubblici
  4. La garanzia della tutela dei cittadini
  5. Il potenziamento della tutela dell’ambiente e del diritto alla salute dei cittadini

 

Il legislatore sembra quindi promuovere, almeno formalmente, una rinnovata attenzione al concetto di salute, allargandone i confini dall’individuo alla collettività. Intendendo la salute come il risultato di un’interazione sana e armonica tra il singolo e l’ambiente nel quale esso vive e opera inteso in tutte le sue accezioni. Sembra emergere una visione finalmente olistica ed eco-sistemica che pone la massima attenzione alla qualità non solo delle relazioni umane, ma anche degli spazi all’interno dei quali esse si svolgono. La salute e il benessere psicofisico sono diritti e doveri che coinvolgono l’intera collettività. Ecco che emerge un “nuovo” concetto della salute di comunità: l’idea della salute come bene comune, promossa dalla comunità competente che produce salute. Per riuscire a raggiungere tale obiettivo è opportuno:

 

  1. Valorizzare le competenze della persona nel promuovere la propria salute
  2. Promuovere stili di vita che consentano di guadagnare salute
  3. Realizzare contesti di vita e lavorativi che abbiano al primo posto la promozione della salute delle persone
  4. Promuovere gli ideali di cittadinanza e della democrazia come pratiche del prendersi cura delle persone
  5. Far sì che il sistema di servizi, pratiche e competenze mediche e sociali siano accanto alla persona. Che sappiano accoglierla, prenderla in carico nel suo contesto di vita e avvalersi della sua competenza e partecipazione attiva.

Il Budget di Salute, “uno strumento di definizione quantitativa e qualitativa delle risorse economiche, professionali e umane necessarie per innescare un processo colto a restituire centralità alla persona, attraverso un progetto individuale globale”, nasce per rispondere a tutte le istanze sopra citate, che non devono rimanere delle sterili linee guida, ma capisaldi di una serie di diritti inalienabili dei cittadini.

I Determinanti della salute

All’interno di questo complesso strumento appare immediatamente primaria la necessità di individuare e definire quei “fattori la cui presenza modifica in senso positivo o negativo lo stato di salute di un individuo, di una comunità o di una popolazione”. Stiamo parlando dei determinanti della salute. La discussione non è solo teorica e concettuale, le conclusioni hanno a che fare con le strategie di prevenzione e le politiche sanitarie di una nazione. Per questo motivo la Commissione sui Determinanti Sociali della Salute ha prodotto su questo tema uno specifico rapporto e proposto una nuova e originale cornice concettuale. 

“I determinanti di salute possono essere raggruppati in varie categorie:

  1. comportamenti personali e stili di vita (incidono al 50% sulla salute fonte USA: Centers for disease control and prevention)
  2. fattori sociali
  3. condizioni di vita e di lavoro
  4. accesso ai servizi sanitari (10%)
  5. condizioni generali socioeconomiche
  6. condizioni culturali
  7. condizioni ambientali (20%)
  8. fattori genetici (20%)

I più recenti e avvalorati studi specifici hanno dimostrato come le caratteristiche dell’ambiente lavorativo e domestico siano fattori determinanti di mutazioni epigenetiche, all’interno di questo report noi focalizzeremo la nostra attenzione su due tra i cosiddetti determinanti intermedi che rappresentano i “fattori causali la cui azione è più direttamente legata all’insorgenza di una malattia:

  • Condizioni socio-ambientali o psicosociali: lo stress acuto o cronico può essere causa di diverse forme di malattia. La posizione socioeconomica di una persona può essere causa di stress a lungo termine e può influire sulla capacità di quella stessa persona di gestire situazioni stressanti e difficili.
  • Fattori biologici non modificabili: patrimonio genetico, età, sesso.

Come fa notare Dario Pisello, Research Officer, Global Health Centre, Graduate Institute of Geneva, “L’inquinamento ambientale agisce contemporaneamente come causa e moltiplicatore di minacce per la salute, in particolare l’OMS può fornire un prezioso contributo alla lotta ai determinanti ambientali. Settembre-Ottobre 2017. Secondo uno studio condotto nel 2012 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i fattori ambientali causano direttamente o indirettamente quasi 13 milioni di morti nel mondo (il 23 % di tutti i decessi registrati ogni anno). 

In altre parole, le condizioni ambientali sono fondamentali nel determinare se le persone sono in salute e quanto a lungo esse vivono. Ripercuotendosi negativamente sui benefici che l’uomo trae da ecosistemi ‘sani’, l’inquinamento ambientale agisce contemporaneamente come causa e moltiplicatore di minacce per la salute umana. 

In un contesto in cui il livello dei cambiamenti ambientali globali si avvicina a quei limiti planetari che regolano la resilienza del sistema Terra, gli effetti negativi sulla salute umana continueranno ad aumentare.

A tal proposito si può segnalare un importante sviluppo dal punto di vista giuridico, che riconosce le correlazioni tra salute e ambiente integrandole nell’ambito del linguaggio dei diritti umani, grazie alla nascita del concetto di ‘diritto ad un ambiente salubre’. Tale concetto è riconosciuto anche dall’articolo 2 della Costituzione italiana: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”. È già riconosciuto nella Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo (art.8), considerata il testo di riferimento in materia di protezione dei diritti fondamentali dell’uomo. perché Unico testo dotato di un meccanismo giurisdizionale permanente che consenta a ogni individuo di richiedere la tutela dei diritti ivi garantiti attraverso il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, con sede a Strasburgo. 

Il sopracitato art. 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) dispone: «1. Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza. 2. Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere economico del paese, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute e della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui.».

 

Che la salubrità ambientale fosse uno stress patogeno è un fatto riconosciuto da decenni. Il termine “Sick Building Syndrome” indica un quadro sintomatologico ben definito, che si manifesta in un elevato numero di occupanti edifici moderni o recentemente rinnovati. Fu coniato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1986, la quale stimò un 10-30% di “affetti” tra gli occupanti di nuovi edifici. 

La SBS (Sick Building Syndrome) o “Sindrome dell’edificio malato”, è dovuta all’effetto dello stress patogeno generato da una qualità energetica ambientale scadente. Era quindi già stato riconosciuto oltre quaranta anni fa, quando il livello di elettrificazione ed elettrosmog ambientale era decisamente inferiore a quello attuale. Vi riportiamo a riguardo, uno stralcio di un articolo pubblicato nella rivista “New Scientist” il 27 maggio 1976: “L’interessante nozione secondo cui campi elettrici deboli possono condizionare il comportamento animale è corroborata da uno studio di due biologi del Brain Research Institute di Los Angeles. Resta un mistero quali siano i precisi meccanismi che causano questi effetti. I campi elettromagnetici sono troppo bassi per innescare potenziali elettrici nelle sinapsi delle cellule nervose ma sta aumentando costantemente l’intolleranza biologica ai campi elettrici deboli e di bassa frequenza e ciò è dovuto al fatto che le loro fonti principali sono i cavi delle linee elettriche. Pertanto esistono grandi preoccupazioni sui possibili rischi per la salute”. 

 

Inquinamento elettromagnetico e disturbi elettrotossicologici

All’interno del disegno di legge del 4 Novembre 2020 viene chiaramente sancita la correlazione determinante tra salubrità ambientale e salute della popolazione.  L’inquinamento elettromagnetico e i disturbi elettrotossicologici da esso causati possono essere considerati quindi Determinanti di Salute a tutti gli effetti. 

L’AETERES attraverso uno studio coordinato multidisciplinare, ha da tempo realizzato un documento che analizza le molteplici nature di questa civiltà elettrificata e gli effetti che essa produrrà nelle nostre vite, alcuni dei quali assolutamente ignorati. Scopo di quel documento era quello di analizzare gli effetti non termici causati dai campi elettromagnetici sull’organismo umano. Secondo quanto afferma Angelo Gino Levis nel suo documento “Effetti biologici e sanitari a breve e a lungo termine delle radiofrequenze e delle microonde”: “Esistono oggi forti contrasti sull’atteggiamento da assumere a fronte dei possibili rischi per la salute umana derivanti dall’espansione, per certi versi esplosiva, delle tecnologie che producono campi elettromagnetici a diversa frequenza. Tali contrasti nascono dalla divergenza…tra due posizioni di principio che possiamo definire, rispettivamente conservativa e cautelativa”.

 

  • La tesi conservativasi basa sul presupposto che non esistono dati scientifici certi che documentano effetti nocivi per la salute umana che non siano riconducibili all’eccessivo riscaldamento dei tessuti (effetto termico) provocato dai campi e.m.”
  • La posizione cautelativa contesta il fatto che “l’unico effetto accertato sia il riscaldamento dei tessuti e sostiene la plausibilità di altri meccanismi d’azione, in particolare il riarrangiamento spaziale di molecole e ioni nei tessuti esposti anche a livelli molto bassi di campi em e documenta effetti biologici, alcuni dei quali sarebbero indicatori di possibili danni alla salute”. Si tratta di una posizione che si fonda sull’applicazione del “principio di precauzione”.

 

Nell’analisi rigorosa dei possibili effetti biologici conseguenti a questo tipo di inquinamento ambientale, esistono variabili e principi che debbono essere conosciuti e che andremo ad illustrare di seguito.

 

La Bio-Risonanza

Nel libro di Franco Bistolfi: “Radiazioni non ionizzanti, ordine, disordine e biostrutture” (Edizioni Minerva Medica) si legge: “Nel 1974 un cospicuo numero di scienziati sovietici appartenenti a laboratori diversi (Devyatkov e Coll.) dimostrarono gli effetti biologici frequenza-specifici da micro onde millimetriche (39-60 GHz).” Tali studi hanno dimostrato l’esistenza di effetti biologici che dipendono fortemente dalla frequenza della radiazione, talvolta in modo risonante. “L’induzione di tali effetti è determinata dal raggiungimento di un’intensità soglia e dalla durata di irradiazione. (…) la prova decisiva della esistenza di eccitazioni frequenza-specifiche giunge da esperimenti sull’azione di onde mm di bassa o bassissima intensità su materiali biologici vari (…) I sistemi biologici sembrano aver sviluppato una organizzazione molecolare/oscillatoria particolarmente sensibile a onde millimetriche di bassa intensità.”

 

Il principio del minimo stimolo

Si tratta di una delle leggi fondamentali della fisiologia, scoperta verso la metà del 1800 da Weber ed elaborata pochi anni dopo da Fechner. Questa legge afferma che la risposta biologica è sempre proporzionale al logaritmo (in base 10) dello stimolo e ci mostra un fenomeno inaspettato: stimoli molto piccoli, se protratti nel tempo, possono produrre effetti significativi. Gli esseri viventi sono fatti principalmente di acqua; le molecole di acqua sono il 99% del numero totale di molecole che compongono un corpo umano.  Essendo più leggere delle altre in peso rappresentano “solo” il 70/75%. Fornendo un piccolissimo ammontare di energia i livelli più bassi delle molecole d’acqua lo accumulano cominciando ad oscillare e facendo progressivamente oscillare quelli superiori. Se questo minimo stimolo perdura nel tempo una grande energia caotica viene sommata e può produrre effetti macroscopici. Gli effetti nocivi possono quindi presentarsi a breve ma anche nel lungo periodo (anni, decenni).

 

L’elettroencefalogramma e l’armonia funzionale corporea

Dagli studi della neurofisiologia umana è chiaramente emerso che ciascuna funzione organica corrisponde ad una specifica attivazione frequenziale di onde cerebrali, alle quali corrisponde un conseguente stato di coscienza. Il banale elettroencefalogramma ci permette, non solo di comprendere la natura del cervello che è un organo elettrochimico, ma soprattutto di analizzarne la coerenza dell’attivazione funzionale in rapporto alle funzioni svolte e allo stato di coscienza. Questo esame clinico individua le cosiddette onde cerebrali attraverso tracciati grafici che evidenziano l’attività elettrica del cervello tramite una registrazione poligrafica. Con il termine di onde cerebrali ci si riferisce, quindi, all’attività elettrica ritmica o ripetitiva del tessuto nervoso nel sistema nervoso centrale. La loro importanza nei processi cognitivi e nella neuropatologia è diventata sempre più rilevante. Esistono vari tipi di onde:

 

  1. Onde Delta: caratterizzate da una frequenza che va da 0,1 a 3,9 hertz, sono le onde che caratterizzano gli stadi di sonno profondo
  2. Onde Theta: vanno dai 4 agli 7,9 hertz, caratterizzano gli stadi 1 e 2 del sonno NREM e il sonno REM
  3. Onde Alfa: sono caratterizzate da una frequenza che va dagli 8 ai 11,9 hertz, tipiche della veglia ad occhi chiusi e degli istanti precedenti l’addormentamento
  4. Attività Beta: comprese tra i 12 e i 35 hertz, si registrano in un soggetto in stato di veglia, nel corso di una intensa attività mentale (ad es. durante calcoli matematici) di attenzione, concentrazione ed analisi. Per quanto riguarda questo tipo di oscillazione manca il requisito della periodicità. Si riscontra nella rappresentazione encefalografica una desincronizzazione, per cui non si parla di “onde” ma di “attività”
  5. Onde Gamma: vanno dai 35 ai 42 hertz e caratterizzano gli stati di particolare tensione.

 

È importante chiarire che per tutto il giorno il nostro cervello mantiene attivi tutti i 5 tipi di onde cerebrali. A seconda di quello che facciamo in ogni momento, ci saranno alcune onde che mostrano una maggiore attività in alcune aree del cervello e altre che lavorano con minore intensità in altre zone, ma nessuna di esse sarà, per così dire, “disconnessa”. L’armonia funzionale si raggiunge quando ciascuna onda cerebrale funziona correttamente all’interno della sua frequenza e coerentemente con la richiesta funzionale sistemica. Esiste poi una specifica correlazione tra la predominanza di un’onda rispetto alle altre con l’attivazione di organi e apparati e stati di coscienza. La predominanza di attività beta determina una risposta di tipo simpatico-tonica con successiva attivazione del sistema cardio-vascolare e della via neuroendocrina: l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), che è il coordinatore centrale dei sistemi di risposta neuroendocrina allo stress. L’asse HPA è costituito da componenti ipotalamiche endocrine, dalla porzione anteriore dell’ipofisi, nonché da un organo effettore le ghiandole surrenali. È uno stato di veglia e attenzione che confina con il regno delle onde gamma e della cosiddetta “sindrome da stress” teorizzata dal Dr.Hans Hugo Selye, endocrinologo austriaco di origine ungherese. Anche se lo stress negativo era già stato oggetto di studio da parte del fisiologo statunitense Walter Bradford Cannon (1871-1945), nella sua descrizione della risposta allo stress acuto, conosciuta anche come risposta “fight or flight” elaborata nel 1929. È stato Seyle il primo a teorizzare la divisione fondamentale in EUSTRESS, stress positivo e DISTRESS, stress negativo. Dalle ricerche sperimentali è emerso che nella vita di tutti i giorni i nostri corpi sono sottoposti fino a 50 piccoli eventi stressogeni. Il Dr Hans Seyle ha chiaramente illustrato il pattern invariabile della reazione da stress. Inizialmente lo stress attiva il sistema ormonale e immunitario ad un livello superiore del normale; se questo stress continua, i livelli ormonali e la reattività immunitaria declina gradualmente verso la normalità, se interrompiamo l’esperimento a questo punto saremmo apparentemente giustificati nell’affermare che l’animale si è adattato. Se invece le condizioni stressogene persistono, i livelli ormonali e immunitari crollano ben al di sotto al normale e in termini medici si parla di decompensazione da stress.

 

La finestra fototerapeutica e la fototossicità

Per i tessuti biologici viventi, l’assorbimento della luce è massimo quando la radiazione luminosa ha una lunghezza d’onda compresa tra 620 e 850 nm. Le frequenze più elevate del 5G si avvicinano molto alle frequenze della luce e a queste lunghezze d’onda. Nella prefazione del libro “Luce radiazione e vita” di John Ott si legge: “Questo libro è stato scritto per dimostrare che la luce è un elemento primario della vita. Tutta la vita ha origine e si sviluppa sotto l’influenza della luce del sole, “forza naturale superterrestre” (Goethe). La luce solare influenza i processi vitali non solo delle piante (eliotropismo, fotosintesi) e degli animali ma anche gli uomini. Lo scopo di questo libro è dimostrare ad architetti, insegnanti, medici, esperti in illuminazione che la fonte dei raggi di luce che penetrano i nostri occhi è di grande importanza. La luce artificiale può essere un sostituto ottico, non è per nulla equivalente alla luce naturale in termini fisiologici. Troppa luce fluorescente artificiale…sottopone il sistema nervoso dell’adulto a stress eccessivo. La salute del nostro organismo dipende in gran parte dai fattori ambientali collegati alla luce: cioè dalla penetrazione della luce naturale nei nostri occhi. Molte reazioni biologiche non si verificano con qualsiasi tipo di luce, bensì con ristrette bande di lunghezza d’onda specifiche. Quando queste mancano in una fonte di luce artificiale, il recettore biologico reagisce come se si trovasse nella completa oscurità, anche se sono presenti altre lunghezze d’onda. L’ignoranza della comunità biomedica della foto-tossicità (phototoxicity), costituisce un rischio per la salute.” 

 

L’induzione elettromagnetica e il Body Voltage

È il fenomeno fisico che lega l’elettricità e il magnetismo tra loro. Una corrente elettrica genera un campo magnetico indotto e una variazione del campo magnetico genera una corrente elettrica in un conduttore. Nei cavi dell’impianto elettrico passa una corrente alternata che genera un campo magnetico variabile, il quale genera a sua volta, per induzione, una corrente in un conduttore che nel caso specifico è il corpo stesso. In virtù del cosiddetto “effetto pelle (in inglese skin effect), una corrente elettrica alternata tende a distribuirsi in modo non uniforme all’interno di un conduttore, la sua densità è maggiore sulla superficie ed inferiore all’interno. In conseguenza di questa irradiazione, il corpo si elettrifica internamente, ma soprattutto superficialmente ed è questo il fenomeno del body voltage. Il limite accademico di sicurezza per questa elettrificazione corporea, deve essere minore di 150 mV. Uno spazio abitativo, domestico o lavorativo, adeguatamente progettato deve garantire una messa a terra efficace. Spesso l’utilizzo di pavimentazioni isolanti e/o di calzature con suole isolanti, fa sì che intensità ben maggiori di correnti elettrostatiche permangano sul corpo delle persone. Se tale processo perdura nel tempo, si assiste alla formazione di radicali liberi interni all’organismo e conseguente acidificazione tissutale, che è il terreno ideale d’insorgenza di patologie infiammatorie a vari livelli.  

 

La Dirty Electricity e l’EMI (interferenza elettromagnetica) 

Si tratta di un disturbo della rete elettrica e viene prodotta da quelle moderne apparecchiature elettroniche che convertono lo standard dei 50 Hz di corrente alternata, in altre forme di energia (es. negli interruttori, nelle tecnologie ad inverter, nei moderni sistemi di domotica). Questa risonanza produce un numero elevatissimo di spurie, micro-picchi, di potenti onde ad alta frequenza che viaggiano incontrastate attraverso i cavi elettrici dell’impianto elettrico. La rete si comporta come un’antenna ricevente catturando onde radio e dal sistema di wi-fi e diffonde nello spazio circostante tutto questo rumore di fondo elettromagnetico. L’elettricità sporca si diffonde all’interno della casa e dell’ambiente, attraverso i cavi elettrici, i tubi dell’acqua, le correnti vaganti della terra e le linee di alta tensione, andando ad irradiarsi negli spazi interni delle case e degli ambienti di lavoro, esponendo le persone che si trovano in questi ambienti a radiazioni elettromagnetiche potenzialmente nocive. Esistono, purtroppo, numerose sorgenti dirty electricity interne: 

 

  • Tubi a neon
  • Lampadine fluorescenti a risparmio energetico 
  • Interruttori e regolatori di intensità
  • Computer e portatili
  • Stampanti                                                                                                
  • Televisori
  • Postazioni per video games
  • Impianti stereo  
  • Batterie e Trasformatori per ricaricare PC e Smart phones
  • Sistemi ad energia solare    
  • Unità di riscaldamento o aria condizionata
  • Elettrodomestici in cucina, asciugatrici e lavastoviglie
  • Asciugacapelli
  • Cordless (DECT) phones
  • WiFi routers (wireless fidelity): si tratta di una tecnologia basata su microonde radiofrequenze per la trasmissione dati in modalità wire-less, cioè senza fili.

 

L’elettrosensibilità o EHS (elettro-ipersensibilità) 

Si tratta di una sindrome tutt’altro che rara causata dall’esposizione ai CEM (campi elettromagnetici). I dati aggiornati parlano di 300.000 elettrosensibili nella sola regione della Lombardia Si tratta di numeri significativi per una sindrome che entra di diritto nel campo di analisi ambientale dell’elettrotossicologia. Nella maggior parte dei malati i segni e sintomi sono generici e molto simili, seppur con manifestazioni di maggiore o minore livello di gravità e regrediscono con l’allontanamento dai CEM: cefalea, irritabilità, stati d’ansia o di inquietudine, insonnia o sonno non ristoratore, astenia e facile esauribilità fisica, riduzione della memoria e deficit di concentrazione, algie diffuse, eruzioni cutanee, disturbi uditivi (tinnito del tipo ronzio, sibilo o fischio), sbalzi pressori che possono causare sanguinamenti nasali . Le certificazioni mediche successive a diagnosi di elettro-sensibilità parlano di “sindrome immuno-neurotossica di portata ambientale”. Una condizione genetica ed epigenetica di marcato stress ossidativo, probabilmente conseguente ad un’elevata intossicazione cronica di metalli tossici. L’elettro-sensibilità (EHS) pare infatti strettamente correlata all’MCS, la sensibilità chimica multipla. Secondo l’Associazione per le Malattie da Intossicazione cronica e/o Ambientale, “Ogni volta che un composto chimico produce una reazione anche senza la mediazione di anticorpi (allergia), si parla di sensibilità chimica. Una delle fonti di intossicazione da metalli tossici sono gli amalgami dentali, che erano composti composti per il 51% da mercurio (metallo molto tossico e per questo vietato a decorrere dal primo luglio 2018 ma prima regolarmente utilizzato) per il 20% da argento, per il 15% da stagno, 13% da rame. Ma esiste anche la possibilità di intossicarsi attraverso l’assunzione di farmaci. Oltre al danno biochimico, queste nano-particelle metalliche disseminate nel corpo fungono da “antenne” andando a captare le onde irradiate dalle sorgenti elettromagnetiche che ionizzandosi fanno del corpo umano una sorta di pila elettrica. Appare evidente come la qualità della vita di queste persone in una civiltà elettrificata come quella contemporanea, sia decisamente compromessa, si tratta di un disturbo così invalidante che può essere risolto solo eliminando i campi elettromagnetici. Negli States esiste una cittadina, Green Bank, che è diventata la Eldorado di chi soffre di ipersensibilità elettromagnetica. E’ una città del West Virginia che copre un’area di circa 33.000 chilometri quadrati, una cosiddetta Quiet Zone nata per “proteggere” il più grande radiotelescopio manovrabile del mondo, il Robert C. Byrd Telescope del National Radio Astronomy Observatory. Oggi è uno spazio “raro” destinato agli elettrosensibili statunitensi. A Green Bank è proibito avere cellulari, televisori e radio.  

 

Esistono numerosi studi medico-scientifici internazionali che individuano l’elettrosmog come causa di quattro effetti fisiologici primari:

 

  1. l’indebolimento della barriera ematoencefalica, che è “una struttura funzionale interposta fra sangue e parenchima nervoso, regola selettivamente il passaggio sanguigno di sostanze chimiche da e verso il cervello proteggendo il sistema nervoso da avvelenamenti e intossicazioni” (www.treccani.it)
  2. interferenza con la produzione della melatonina, un ormone prodotto dall’epifisi, una ghiandola presente nel cervello, che aiuta a mantenere e a ristabilire il corretto equilibrio tra il sonno e la veglia
  3. Alterazione della regolazione delle membrane cellulari
  4. Effetti genotossici (danni al DNA). 

 

Tossicologia ambientale: nuove competenze per nuove soluzioni salutogeniche

 

L’inserimento da parte di AETERES del termine “elettrotossicologia” in un contesto di bio compatibilità ambientale, ha un riflesso importante su tutto il movimento Tossicologico.

Mai come oggi la Tossicologia Ambientale ha la necessità di inserire un segmento di analisi nel campo della elettrotossicologia, utile per compartimentare il problema, di conseguenza rendere più sinergica una soluzione di intervento. Fra gli obiettivi della Tossicologia Ambientale esiste quello di decretare uno spazio indoor, abitativo o lavorativo, sano. Un’operazione che richiede conoscenze altamente specifiche e specializzate. Un’analisi di cura ambientale che deve seguire regole fondamentali per la determinazione di uno spazio dove vivere e non sopravvivere.

Questa nuova finalità operativa si sta muovendo all’interno di un macro sistema che sta sancendo la necessità di un ambiente sicuro, pulito, salubre e sostenibile. È chiaro che nell’istante presente è opportuno che ognuno di noi in campo residenziale e lavorativo realizzi autonomamente le condizioni necessarie affinché questo avvenga. Aspettare che le grandi organizzazioni mondiali, che poi delegheranno ai singoli stati, rischierebbe di vedere applicate nel pratico tutte le buone intenzioni in un tempo dilatato, o peggio, che queste strategie rimangano ai margini dell’attuazione per mere esigenze economiche e di bilancio. Senza contare la sostanziale modifica culturale che dovrebbe accompagnare il processo.

E’ chiaro che figure professionali come i Tossicologi Ambientali, o aziende e gruppi di ricerca come L’AETERE’S, che hanno dedicato la loro mission in questo segmento, rappresentano oggi una preziosa opportunità in termini di competenza, esperienza e capacità formativa. Il lavoro sul campo dei loro team è in grado di realizzare condizioni di “ambiente sicuro” all’interno di micro sistemi e creare realtà di “rare space” che finiranno anche semplicemente per sola emulazione, per moltiplicarsi, seguendo le regole vincenti del “principio del minimo stimolo”. 

Lo studio approfondito più che decennale svolto da parte di AETERE’S su alcuni dei determinanti ambientali che ancora oggi, inspiegabilmente, rimangono ai margini dell’audience sociale e istituzionale, come gli aspetti che riguardano lo stress elettromagnetico e geopatico, sono fondamentali per arricchire il patrimonio di interventi negli spazi chiusi residenziali e lavorativi. La scelta adottata è stata quella di agire sul territorio e negli spazi abitativi non solo come meri tecnocrati ma contestualmente ai trattamenti ambientali, si è seguita un’etica di informazione condivisa. Abbiamo ritenuto indispensabile, oltre ad un operato professionale, spiegare, informare e creare quel giusto riverbero sociale, teso a rendere partecipi le persone della gestione del proprio benessere; ci è sembrata una strategia indispensabile non solo per promuovere il diritto alla salute, ma anche per infondere la giusta volontà e intraprendenza. Necessarie per compiere la scelta consapevole di occuparsi della propria salute ambientale, prendendo decisioni importanti, ma anche attraverso l’adozione di semplici gesti quotidiani di educazione al benessere negli spazi.

Un riferimento importante, che segue concetti simili e coerenti, è il lavoro di ATTA, l’Associazione Tossicologi e Tecnici Ambientali che sta riunendo, secondo nuovi criteri, una serie di professionisti operanti nel settore della Biosicurezza ambientale, adeguatamente formati e costantemente aggiornati, al fine di controllare e proteggere l’ambiente terra, aria e acqua in tutta Italia, attraverso scuole collegate e tramite altre Sedi/Delegazioni, site in diverse regioni d’Italia.

Importante anche la costituzione di nuovi paradigmi sanitari, come quello di IppocrateOrg, che raggruppa una rete internazionale di Medici, Ricercatori, Operatori della Sanità, Operatori nel Sociale, con una visione diversa di approcciare il territorio in materia di determinanti di salute. Ma l’attenzione dovuta a tematiche legate alla salutogenesi, oppure al suo contrario, la patogenicità, degli spazi abitativi e lavorativi occupati quotidianamente dagli esseri umani, riveste importanza ancora maggiore per il progetto Origini, nato come articolazione di ippocrateOrg ma che ha come scopo principale la costruzione di un ecosistema basato su di un nuovo paradigma, quello della cooperazione, già sperimentato e dimostratosi efficace e vincente grazie all’assistenza 999 in tempo di Covid-19, all’interno del quale non può mancare l’attenzione a quanto sopra esposto. Crediamo altresì che il tema si acutizzerà a breve causa espansione delle reti (internet delle cose) ed ippocrateOrg sarebbe la prima organizzazione ad occuparsi seriamente e scientificamente dell’argomento. 

In sostanza assistiamo ad un momento difficile sotto diversi punti di vista, per rendere prioritaria la materia “determinanti di salute”, ma è evidente anche che ci troviamo davanti ad una opportunità per modificare la nostra traiettoria verso un nuovo concetto di benessere. Occorre promuovere e sviluppare un approccio ecosistemico alla salutogenesi.

 

Roberto Zucchelli      

Andrea Amato            

Paolo Ospici               

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